Nella prima parte del Laboratorio abbiamo avuto come ospite il dott. Nicola Cavina, commercialista di Faenza, l’esperto che risponde al nostro “filo diretto”, cogliendo l’occasione di intervistarlo e di consentire ai partecipanti di rivolgere direttamente domande e quesiti relativi alle regole e alle modalità per diventare un buon libero professionista. In pratica il commercialista ha impiegato quasi tutto il tempo a nostra disposizione per rispondere ad una fila serrata di domande poste dai partecipanti interessatissimi.
Nella seconda parte dei lavori siamo entrati nel vivo dell'argomento e ci ha fatto visita...
no, sbagliato, ci ha
fatto visita una cara amica, Susanna Lombardi, avvocato familiarista di Roma, che abbiamo
subito intervistato per sapere come trattare gli azzeccagarbugli come lei!
INTERVISTA ALL'AVVOCATO
Cosa fa l’avvocato familiarista?
E’ un avvocato esperto di:
- diritto di famiglia,
ovvero l’insieme di norme che riguardano la tutela dei componenti il gruppo
familiare; le norme del diritto di famiglia, data la continua evoluzione delle formazioni
sociali, riguardano non solo la famiglia fondata sul matrimonio (come
riconosciuta all’art. 29 della nostra Costituzione), ma anche le diverse
situazioni di aggregazione familiare ( es. famiglia di fatto).
- diritto delle persone,
che riguarda i diritti dell’individuo costituzionalmente garantiti come il
diritto al nome, alla salute, alla riservatezza ecc… nel medesimo settore anche
le norme che riguardino il così detto “status” delle persone ovvero la
posizione di un individuo rispetto ad un gruppo o ad una collettività.
Per capirci meglio quando si parla di status ci si riferisce allo status di
genitore, a quello di coniuge, di figlio, allo status di cittadino o di
straniero.
- diritto minorile che
comprende l’insieme di norme volte a salvaguardare i diritti fondamentali dei
minori può essere diritto minorile civile o penale.
- Infine, l’avvocato
familiarista può essere esperto in diritto delle successioni.
Chi
sono i suoi clienti?
Senz’altro i componenti
del nucleo familiare:
i coniugi, intesi come
coppia coniugale, se in presenza di figli, come coppia genitoriale.
I minori, che si trovino
coinvolti in un processo penale per aver commesso un reato, oppure in un
processo civile in cui siano in discussione i suoi diritti (ad esempio
decadenza della responsabilità genitoriale, oppure in procedimenti di
affidamento in conseguenza della separazione o divorzio, in tali casi
l’avvocato, detto curatore, viene nominato dal Giudice).
I nonni i cui diritti/doveri
vengono contemplati dall’ordinamento quando si trovino in relazione con i
diritti del minore.
Anche le persone che non
appartengano al nucleo famigliare che abbiano problematiche relative allo
status o alla violazione dei diritti della personalità cui abbiamo accennato
sopra o questioni di carattere successorio.
Quali
sono i più comuni casi di giudizio?
Nell’ambito del processo
civile:
la separazione/divorzio dinnanzi al Tribunale Civile Ordinario,
i procedimenti relativi all’esercizio della responsabilità genitoriale
(decadenza o sospensione), per i quali è competente il Tribunale per i
Minorenni.
Nell’ambito del processo penale
violazione
degli obblighi di assistenza familiare;
maltrattamenti
verso famigliari o conviventi;
stalking;
sottrazione
di minori,
reati
commessi da minori.
Senz’altro le questioni maggiormente trattate riguardano la separazione ed
il divorzio, gli aspetti coniugali (assegno di mantenimento per il coniuge
bisognoso, divisione dei beni ecc..), oppure aspetti genitoriali (assegno
mantenimento per figlio, affidamento condiviso od esclusivo dello stesso,
assegnazione della casa familiare, tempi di permanenza del minore con ciascun
genitore).
Cos’è
la giurisdizione e come si fa per distinguerla?
La magistratura è l’organo che esercita la
funzione giurisdizionale, cioè l’applicazione della legge nei casi concreti in
caso di controversia. A seconda della natura della controversia che si porta all’attenzione
della magistratura, esistono tre tipi di giurisdizione:
Penale: si occupa dei reati commessi e delle
conseguenti sanzioni.
Civile: controversie tra privati o privati e
pubblica amministrazione (quando non sia competente il giudice amministrativo.
Amministrativa: controversie tra
privato e pubblica amministrazione quando il cittadino contesta la violazione,
da parte di un settore dell’amministrazione, di norme poste a tutela di
interessi pubblici.
La Giurisdizione ecclesiastica non rientra nelle tre giurisdizioni
dello Stato Italiano, ma è comunque importante perché si occupa
dell’applicazione ed osservanza delle norme di diritto canonico della Chiesa
cattolica, in particolare è competente anche nei procedimenti per la
dichiarazione di nullità matrimoniale religiosa, nei quali potrebbe essere
richiesta una testimonianza o una relazione scritta da parte del Consulente
Familiare.
CAUSA BREVIOR: Papa Francesco ha attuato una riforma della
procedura processuale per la nullità matrimoniale, prevedendo che non sia più
necessario il doppio grado di giudizio e che, in presenza di determinate
condizioni, sia possibile accedere ad un nuovo procedimento particolarmente
snello dal punto di vista processuale: i coniugi devono intraprendere congiuntamente
la causa e con le medesime motivazioni, inoltre la nullità deve essere
manifesta e non necessiti di istruttoria approfondita. E’ il Vescovo della
diocesi ad essere il giudice monocratico competente per questi procedimenti
brevi.
Come
entra in un processo il professionista in particolare il CF?
Il consulente familiare
potrebbe essere chiamato in un processo, civile o penale, per fornire al
Giudice una prova processuale. Nel corso del processo, infatti, il giudice, per
raggiungere il proprio convincimento, ha la necessità di raccogliere delle
prove che può procurarsi sia tramite i propri ausiliari (CTU che vedremo più
avanti) sia tramite le parti coinvolte nel processo che hanno interesse a
fornire al giudice prove ad esse favorevoli.
LA TESTIMONIANZA DEL CONSULENTE
Il consulente familiare può quindi essere
chiamato, tecnicamente “citato” in giudizio come testimone, di solito
dall’avvocato di una delle parti, per fornire al giudice la prova di un fatto
al quale non ha assistito ma del quale ha avuto conoscenza in consulenza. Ad
esempio in un procedimento penale potrebbe essere citato dalla difesa di una
vittima di violenze famigliari per dimostrare che le violenze, di solito
ristrette all’ambito domestico, erano state riferite dalla vittima in consulenza.
Oppure in un processo civile di separazione/divorzio, in cui si stanno
valutando le capacità genitoriali, uno dei coniugi potrebbe aver bisogno della
testimonianza del consulente per dimostrare la capacità di chiedere sostegno
nei momenti di difficoltà, oppure di mettersi in discussione come genitore.
Nel caso in cui si venga citati in qualità
di testimone è possibile seguire questo vademecum:
La testimonianza è un dovere a cui la
persona non può sottrarsi. Una volta citato, il testimone ha l’obbligo di
presentarsi e di rispondere secondo verità alle domande che gli sono rivolte.
Qualora venga chiamato a testimoniare, il Consulente Familiare
riceve una notifica, da parte dell’Ufficiale Giudiziario o del Postino con
raccomandata, di una citazione a comparire davanti ad un giudice preciso
(civile o penale) ad un indirizzo preciso, in una data precisa.
Di solito nella citazione a testimone non
è scritto l’oggetto sul quale verterà la testimonianza, troveremo il nome
dell’avvocato che ci ha citati, o il nome delle parti coinvolte nel processo e
da quello sarà possibile risalire al cliente e contattarlo per avere
delucidazioni sull’argomento della testimonianza che spesso risale a molti anni
prima.
Per aiutarsi sarà utile al consulente
consultare gli appunti presi a suo tempo sul caso, tenendo presente che è
possibile rispondere di non ricordare un fatto o alcuni aspetti di esso.
All’udienza occorre andare con un certo
anticipo rispetto all’orario fissato, non è facile trovare l’aula d’udienza e
ci si deve preparare ad aspettare con pazienza il proprio turno, se possibile
ascoltate altri procedimenti prima del vostro per farvi un’idea di come avviene
la testimonianza.
Se si è impossibilitati a comparire per un
motivo che deve essere valido, di salute o lavorativo, è necessario, prima
dell’udienza, inviare un fax o contattare la cancelleria del giudice, con una
certificazione che attesti l’impedimento a presenziare all’udienza. L’assenza
ingiustificata del testimone può comportare l’accompagnamento coattivo del
testimone in udienza o una condanna da € 51 ad € 516. Mentre si aspetta fuori
dall’aula non si deve parlare con altre persone della testimonianza da rendere
che potrebbe essere invalidata.
La testimonianza deve essere resa
rispondendo alle domande porte dagli avvocati o dal giudice che nel processo
penale hanno le toghe ed in quello civile no. La risposta deve essere data
rivolgendosi sempre al Giudice.
Il testimone ha diritto ad avere
un’attestazione di presenza da parte della Cancelleria del Giudice, un
eventuale rimborso delle spese va richiesto alla parte che ha citato il
testimone.
La falsa testimonianza è reato, punito con
la reclusione da due a sei anni, qualora vi siano dubbi sulla testimonianza
meglio rivolgersi ad un avvocato, soprattutto nell’ipotesi in cui si subiscano
“condizionamenti” riguardo la testimonianza da rendere.
RELAZIONE SCRITTA DEL CONSULENTE
Al Consulente familiare può essere
richiesto, da una delle parti del processo ( uno dei coniugi, un genitore…) una
relazione scritta che l’avvocato di parte provvederà ad allegare al processo
come prova documentale a favore del proprio assistito. In questo caso potrebbe
essere il cliente stesso a chiederci di fare una relazione sulla consulenza.
IL CONSULENTE CHIAMATO COME PERSONA
INFORMATA SUI FATTI
Abbiamo visto i casi più frequenti in cui
il Consulente Familiare può essere chiamato ad intervenire in un processo, sia
penale che civile, per completezza consideriamo anche un’ulteriore ipotesi
quella, riservata all’ambito Penale (reati), in cui il Consulente viene chiamato
a fornire una descrizione dei fatti in una fase preliminare al processo, quella
delle indagini preliminari. In questi casi il Consulente familiare può essere
chiamato dalla polizia giudiziaria o dal Pubblico Ministero (che può servirsi
dei servizi sociali territoriali), come persona informata sui fatti, viene
redatto un verbale delle deposizioni rese che poi potrebbe essere utilizzato
nell’eventuale processo. La persona informata sui fatti è considerata un
potenziale testimone nel processo.
Il consulente familiare, qualora riceva
una notifica/convocazione da parte della Polizia Giudiziaria per riferire su
circostanze che possano avere rilevanza penale, dovrà rispondere, procurandosi
preventivamente un’autorizzazione scritta del cliente o di chi esercita la
responsabilità genitoriale in caso di minore.
chi
è il CTU ed il CTP?
Per CTU si intende il
consulente tecnico d’ufficio, nominato dal Giudice nel processo sia penale che
civile. Un ausiliario del Giudice esperto in una determinata materia, chiamato
a risponde a specifici quesiti tecnici sul caso che il giudice gli sottopone.
Quando il CTU compie le proprie verifiche per rispondere al quesito del
Giudice, deve farlo alla presenza dei CTP, ovvero dei consulenti tecnici di
parte, che verificano le modalità con le quali il CTU compie le proprie
indagini e, all’esito, quando il CTU consegna la propria relazione conclusiva,
redigono, a loro volta, le proprie considerazioni di parte al Giudice.
Nei giudizi civili che riguardino la
famiglia il CTU può essere uno psicologo specializzato in un determinato
settore, ad esempio nella valutazione delle capacità genitoriali se nel
processo si discute sulle capacità genitoriali per decidere l’affidamento di un
minore all’uno o all’altro genitore in conseguenza della separazione/divorzio,
oppure il CTU può essere uno psichiatra se viene contestata una patologia
psichiatrica ad una delle parti processuali.
Il CTU deve essere iscritto ad un albo
speciale presso il Tribunale dove è chiamato ad intervenire, deve avere conoscenze
specifiche delle regole processuali e delle modalità di redazione di una
relazione peritale processuale.
LA MIA PRIMA VOLTA… IN TRIBUNALE
La collega Dionisia Frediani ci ha inviato una testimonianza della sua prima volta in Tribunale, come testimone in un procedimento penale, chiamata in qualità di Consulente Familiare, informata dei fatti che riguardavano una parte nel processo e sua precedente cliente. E la lettera, che è stata integralmente pubblicata sul n. 3 della Rivi sta il Consulente Familiare di quest'anno, è stata la base per una interessante approfondimento .
Dopo la lettura, con l'aiuto dell'avvocato abbiamo compilato una scheda che ci aiuta a capire e a districarci, quando incappiamo in situazioni del genere.
SCHEDA 1 ANALISI DELLA RICHIESTA GIUDIZIARIA
Nel caso in cui ti perviene una richiesta
da parte di un rappresentante della “giustizia”, è utile porsi le seguenti
domande
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Chi
ti scrive
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Perché
ti scrive
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In
quale giurisdizione ti trovi
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Riferito
a chi
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Cosa
vuole da te
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Chi
ti scrive ha il potere di chiedertelo?
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E
tu hai il potere di rispondere?
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Hai
bisogno di autorizzazioni?
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Che cosa puoi rispondere
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ESERCIZIO PER CAPIRE LE COSE IMPORTANTI
DEFINISCI I COMPORTAMENTI
DEFINISCI
I SEGUENTI COMPORTAMENTI APPONENDO UNA
X NELLA COLONNA CHE RITIENI CORRETTA
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Utile ma Inopportuno
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Utile ma Vietato
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Necessario ma non Obbligato rio
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Necessa-rio e Obbligato rio
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Stipulare
il contratto di consulenza al primo
incontro col cliente
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Acquisire
il consenso informato al trattamento dei dati personali
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Accertarsi,
nella struttura dove si opera, che qualcuno abbia acquisito il consenso informato
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Accertarsi
della maggiore età del cliente per la validità del consenso
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Predisporre
un breve resoconto, con la data, per ogni colloquio di consulenza
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Utilizzare
i nomi veri dei clienti nella compilazione delle relazioni professionali
richieste da Autorità esterne
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Utilizzare
il nome vero dei clienti durante l’equipe
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Utilizzare
il nome vero dei clienti durante la supervisione
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Soddisfare
le richieste dell’avvocato del mio cliente che mi chiede informazioni
sull’andamento della consulenza
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Fornire
informazioni all’assistente sociale che segue i figli del mio cliente
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Fornire
informazioni ad un Ufficiale di polizia giudiziaria che chiede telefonicamente
notizie su una persona avuta in consulenza
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Scambiare
notizie sul mio cliente con un collega che ha in consulenza il coniuge
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Informare
i servizi sociali, o l’autorità giudiziaria che il nostro cliente minorenne
ha subito maltrattamenti
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Informare
l’autorità che il nostro cliente ha commesso un reato.
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La collega Fabiana Cerquetelli ci racconta invece di una sua esperienza, che ha a che fare con l'uso e l'abuso del cellulare e che troverete nella rubrica Essere Consulenti dell'ultimo numero della nostra Rivista, col titolo: IL TERZO INCOMODO.