giovedì 28 novembre 2019

Laboratorio 5. Come fare per essere liberi & professionisti e come ti gestisco l'azzeccagarbugli.



 Nella prima parte del Laboratorio abbiamo avuto come ospite il dott. Nicola Cavina, commercialista di Faenza, l’esperto che risponde al nostro “filo diretto”, cogliendo l’occasione di intervistarlo e di consentire ai partecipanti di rivolgere direttamente domande e quesiti relativi alle regole e alle modalità per diventare un buon libero professionista. In pratica il commercialista ha impiegato quasi tutto il tempo a nostra disposizione per rispondere ad una fila serrata di domande poste dai partecipanti interessatissimi.


Nella seconda parte dei lavori siamo entrati nel vivo dell'argomento e ci ha fatto visita...


 no, sbagliato,  ci ha fatto visita una cara amica, Susanna Lombardi, avvocato familiarista di Roma, che abbiamo subito intervistato per sapere come trattare gli azzeccagarbugli come lei!
INTERVISTA ALL'AVVOCATO
Cosa fa l’avvocato familiarista?
 E’ un avvocato esperto di:
-      diritto di famiglia, ovvero l’insieme di norme che riguardano la tutela dei componenti il gruppo familiare; le norme del diritto di famiglia, data la continua evoluzione delle formazioni sociali, riguardano non solo la famiglia fondata sul matrimonio (come riconosciuta all’art. 29 della nostra Costituzione), ma anche le diverse situazioni di aggregazione familiare ( es. famiglia di fatto).
-      diritto delle persone, che riguarda i diritti dell’individuo costituzionalmente garantiti come il diritto al nome, alla salute, alla riservatezza ecc… nel medesimo settore anche le norme che riguardino il così detto “status” delle persone ovvero la posizione di un individuo rispetto ad un gruppo o ad una collettività.  Per capirci meglio quando si parla di status ci si riferisce allo status di genitore, a quello di coniuge, di figlio, allo status di cittadino o di straniero.
-      diritto minorile che comprende l’insieme di norme volte a salvaguardare i diritti fondamentali dei minori può essere diritto minorile civile o penale.
-      Infine, l’avvocato familiarista può essere esperto in diritto delle successioni.


Chi sono i suoi clienti?
 Senz’altro i componenti del nucleo familiare:
i coniugi, intesi come coppia coniugale, se in presenza di figli, come coppia genitoriale.
I minori, che si trovino coinvolti in un processo penale per aver commesso un reato, oppure in un processo civile in cui siano in discussione i suoi diritti (ad esempio decadenza della responsabilità genitoriale, oppure in procedimenti di affidamento in conseguenza della separazione o divorzio, in tali casi l’avvocato, detto curatore, viene nominato dal Giudice).
I nonni i cui diritti/doveri vengono contemplati dall’ordinamento quando si trovino in relazione con i diritti del minore.
Anche le persone che non appartengano al nucleo famigliare che abbiano problematiche relative allo status o alla violazione dei diritti della personalità cui abbiamo accennato sopra o questioni di carattere successorio.

Quali sono i più comuni casi di giudizio?
 Nell’ambito del processo civile:
la separazione/divorzio dinnanzi al Tribunale Civile Ordinario,
i procedimenti relativi all’esercizio della responsabilità genitoriale (decadenza o sospensione), per i quali è competente il Tribunale per i Minorenni.
Nell’ambito del processo penale
         violazione degli obblighi di assistenza familiare;
         maltrattamenti verso famigliari o conviventi;
         stalking;
         sottrazione di minori,
         reati commessi da minori.
Senz’altro le questioni maggiormente trattate riguardano la separazione ed il divorzio, gli aspetti coniugali (assegno di mantenimento per il coniuge bisognoso, divisione dei beni ecc..), oppure aspetti genitoriali (assegno mantenimento per figlio, affidamento condiviso od esclusivo dello stesso, assegnazione della casa familiare, tempi di permanenza del minore con ciascun genitore).

Cos’è la giurisdizione e come si fa per distinguerla?

La magistratura è l’organo che esercita la funzione giurisdizionale, cioè l’applicazione della legge nei casi concreti in caso di controversia. A seconda della natura della controversia che si porta all’attenzione della magistratura, esistono tre tipi di giurisdizione:
Penale: si occupa dei reati commessi e delle conseguenti sanzioni.
Civile: controversie tra privati o privati e pubblica amministrazione (quando non sia competente il giudice amministrativo.
Amministrativa: controversie tra privato e pubblica amministrazione quando il cittadino contesta la violazione, da parte di un settore dell’amministrazione, di norme poste a tutela di interessi pubblici.
La Giurisdizione ecclesiastica non rientra nelle tre giurisdizioni dello Stato Italiano, ma è comunque importante perché si occupa dell’applicazione ed osservanza delle norme di diritto canonico della Chiesa cattolica, in particolare è competente anche nei procedimenti per la dichiarazione di nullità matrimoniale religiosa, nei quali potrebbe essere richiesta una testimonianza o una relazione scritta da parte del Consulente Familiare. 
CAUSA BREVIOR: Papa Francesco   ha attuato una riforma della procedura processuale per la nullità matrimoniale, prevedendo che non sia più necessario il doppio grado di giudizio e che, in presenza di determinate condizioni, sia possibile accedere ad un nuovo procedimento particolarmente snello dal punto di vista processuale: i coniugi devono intraprendere congiuntamente la causa e con le medesime motivazioni, inoltre la nullità deve essere manifesta e non necessiti di istruttoria approfondita. E’ il Vescovo della diocesi ad essere il giudice monocratico competente per questi procedimenti brevi.

Come entra in un processo il professionista in particolare il CF?
 Il consulente familiare potrebbe essere chiamato in un processo, civile o penale,  per fornire al Giudice una prova processuale. Nel corso del processo, infatti, il giudice, per raggiungere il proprio convincimento, ha la necessità di raccogliere delle prove che può procurarsi sia tramite i propri ausiliari (CTU che vedremo più avanti) sia tramite le parti coinvolte nel processo che hanno interesse a fornire al giudice prove ad esse favorevoli. 

LA TESTIMONIANZA DEL CONSULENTE
Il consulente familiare può quindi essere chiamato, tecnicamente “citato” in giudizio come testimone, di solito dall’avvocato di una delle parti, per fornire al giudice la prova di un fatto al quale non ha assistito ma del quale ha avuto conoscenza in consulenza. Ad esempio in un procedimento penale potrebbe essere citato dalla difesa di una vittima di violenze famigliari per dimostrare che le violenze, di solito ristrette all’ambito domestico, erano state riferite dalla vittima in consulenza. Oppure in un processo civile di separazione/divorzio, in cui si stanno valutando le capacità genitoriali, uno dei coniugi potrebbe aver bisogno della testimonianza del consulente per dimostrare la capacità di chiedere sostegno nei momenti di difficoltà, oppure di mettersi in discussione come genitore.
Nel caso in cui si venga citati in qualità di testimone è possibile seguire questo vademecum:
La testimonianza è un dovere a cui la persona non può sottrarsi. Una volta citato, il testimone ha l’obbligo di presentarsi e di rispondere secondo verità alle domande che gli sono rivolte.
Qualora venga chiamato a testimoniare, il Consulente Familiare riceve una notifica, da parte dell’Ufficiale Giudiziario o del Postino con raccomandata, di una citazione a comparire davanti ad un giudice preciso (civile o penale) ad un indirizzo preciso, in una data precisa.
Di solito nella citazione a testimone non è scritto l’oggetto sul quale verterà la testimonianza, troveremo il nome dell’avvocato che ci ha citati, o il nome delle parti coinvolte nel processo e da quello sarà possibile risalire al cliente e contattarlo per avere delucidazioni sull’argomento della testimonianza che spesso risale a molti anni prima.
Per aiutarsi sarà utile al consulente consultare gli appunti presi a suo tempo sul caso, tenendo presente che è possibile rispondere di non ricordare un fatto o alcuni aspetti di esso.
All’udienza occorre andare con un certo anticipo rispetto all’orario fissato, non è facile trovare l’aula d’udienza e ci si deve preparare ad aspettare con pazienza il proprio turno, se possibile ascoltate altri procedimenti prima del vostro per farvi un’idea di come avviene la testimonianza.
Se si è impossibilitati a comparire per un motivo che deve essere valido, di salute o lavorativo, è necessario, prima dell’udienza, inviare un fax o contattare la cancelleria del giudice, con una certificazione che attesti l’impedimento a presenziare all’udienza. L’assenza ingiustificata del testimone può comportare l’accompagnamento coattivo del testimone in udienza o una condanna da € 51 ad € 516. Mentre si aspetta fuori dall’aula non si deve parlare con altre persone della testimonianza da rendere che potrebbe essere invalidata.
La testimonianza deve essere resa rispondendo alle domande porte dagli avvocati o dal giudice che nel processo penale hanno le toghe ed in quello civile no. La risposta deve essere data rivolgendosi sempre al Giudice.
Il testimone/consulente deve ascoltare attentamente la domanda, se non la comprende deve chiedere di ripeterla, prendere il tempo necessario per ragionare e rispondere. Le risposte devono essere sintetiche, se ci sarà bisogno di precisazioni saranno gli interessati a chiederle.  Non si devono compiere valutazioni ma chiarire i fatti. Se non si è sicuri di una risposta si può rispondere che non si ricorda con precisione un fatto. Mai perdere la pazienza davanti a domande insidiose dei difensori.
Il testimone ha diritto ad avere un’attestazione di presenza da parte della Cancelleria del Giudice, un eventuale rimborso delle spese va richiesto alla parte che ha citato il testimone.
La falsa testimonianza è reato, punito con la reclusione da due a sei anni, qualora vi siano dubbi sulla testimonianza meglio rivolgersi ad un avvocato, soprattutto nell’ipotesi in cui si subiscano “condizionamenti” riguardo la testimonianza da rendere.


RELAZIONE SCRITTA DEL CONSULENTE
Al Consulente familiare può essere richiesto, da una delle parti del processo ( uno dei coniugi, un genitore…) una relazione scritta che l’avvocato di parte provvederà ad allegare al processo come prova documentale a favore del proprio assistito. In questo caso potrebbe essere il cliente stesso a chiederci di fare una relazione sulla consulenza.

IL CONSULENTE CHIAMATO COME PERSONA INFORMATA SUI FATTI
Abbiamo visto i casi più frequenti in cui il Consulente Familiare può essere chiamato ad intervenire in un processo, sia penale che civile, per completezza consideriamo anche un’ulteriore ipotesi quella, riservata all’ambito Penale (reati), in cui il Consulente viene chiamato a fornire una descrizione dei fatti in una fase preliminare al processo, quella delle indagini preliminari. In questi casi il Consulente familiare può essere chiamato dalla polizia giudiziaria o dal Pubblico Ministero (che può servirsi dei servizi sociali territoriali), come persona informata sui fatti, viene redatto un verbale delle deposizioni rese che poi potrebbe essere utilizzato nell’eventuale processo. La persona informata sui fatti è considerata un potenziale testimone nel processo.
Il consulente familiare, qualora riceva una notifica/convocazione da parte della Polizia Giudiziaria per riferire su circostanze che possano avere rilevanza penale, dovrà rispondere, procurandosi preventivamente un’autorizzazione scritta del cliente o di chi esercita la responsabilità genitoriale in caso di minore.

chi è il CTU ed il CTP?
 Per CTU si intende il consulente tecnico d’ufficio, nominato dal Giudice nel processo sia penale che civile. Un ausiliario del Giudice esperto in una determinata materia, chiamato a risponde a specifici quesiti tecnici sul caso che il giudice gli sottopone. Quando il CTU compie le proprie verifiche per rispondere al quesito del Giudice, deve farlo alla presenza dei CTP, ovvero dei consulenti tecnici di parte, che verificano le modalità con le quali il CTU compie le proprie indagini e, all’esito, quando il CTU consegna la propria relazione conclusiva, redigono, a loro volta, le proprie considerazioni di parte al Giudice.
Nei giudizi civili che riguardino la famiglia il CTU può essere uno psicologo specializzato in un determinato settore, ad esempio nella valutazione delle capacità genitoriali se nel processo si discute sulle capacità genitoriali per decidere l’affidamento di un minore all’uno o all’altro genitore in conseguenza della separazione/divorzio, oppure il CTU può essere uno psichiatra se viene contestata una patologia psichiatrica ad una delle parti processuali.

Il CTU deve essere iscritto ad un albo speciale presso il Tribunale dove è chiamato ad intervenire, deve avere conoscenze specifiche delle regole processuali e delle modalità di redazione di una relazione peritale processuale.


LA MIA PRIMA VOLTA… IN TRIBUNALE
La collega Dionisia Frediani ci ha inviato una testimonianza della sua prima volta in Tribunale, come testimone in un procedimento penale, chiamata in qualità di Consulente Familiare, informata dei fatti che riguardavano una parte nel processo e sua precedente cliente. E la lettera, che è stata integralmente pubblicata sul n. 3 della Rivi sta il Consulente Familiare di quest'anno, è stata la base per una interessante approfondimento .
Dopo la lettura, con l'aiuto dell'avvocato abbiamo compilato una scheda che ci aiuta a capire e a districarci, quando incappiamo in situazioni del genere.


SCHEDA 1  ANALISI DELLA RICHIESTA GIUDIZIARIA
Nel caso in cui ti perviene una richiesta da parte di un rappresentante della “giustizia”, è utile porsi le seguenti domande

Chi ti scrive


Perché ti scrive



In quale giurisdizione ti trovi

Riferito a chi


Cosa vuole da te


Chi ti scrive ha il potere di chiedertelo?


E tu hai il potere di rispondere?


Hai bisogno di autorizzazioni?


Che cosa puoi rispondere


ESERCIZIO PER CAPIRE LE COSE IMPORTANTI
 DEFINISCI I COMPORTAMENTI

DEFINISCI I SEGUENTI COMPORTAMENTI  APPONENDO UNA X NELLA COLONNA CHE RITIENI CORRETTA

Utile  ma Inopportuno

Utile  ma Vietato

Necessario ma non Obbligato rio

Necessa-rio     e Obbligato rio
Stipulare il contratto di consulenza al primo  incontro col cliente




Acquisire il consenso informato al trattamento dei dati personali




Accertarsi, nella struttura dove si opera, che qualcuno abbia acquisito il consenso informato




Accertarsi della maggiore età del cliente per la validità del consenso




Predisporre un breve resoconto, con la data, per ogni colloquio di consulenza




Utilizzare i nomi veri dei clienti nella compilazione delle relazioni professionali richieste da Autorità esterne




Utilizzare il nome vero dei clienti durante l’equipe





Utilizzare il nome vero dei clienti durante la supervisione





Soddisfare le richieste dell’avvocato del mio cliente che mi chiede informazioni sull’andamento della consulenza




Fornire informazioni all’assistente sociale che segue i figli del mio cliente




Fornire informazioni ad un Ufficiale di polizia giudiziaria che chiede telefonicamente notizie su una persona avuta in consulenza




Scambiare notizie sul mio cliente con un collega che ha in consulenza il coniuge





Informare i servizi sociali, o l’autorità giudiziaria che il nostro cliente minorenne ha subito maltrattamenti




Informare l’autorità che il nostro cliente ha commesso un reato.






La collega Fabiana Cerquetelli ci racconta invece di una sua esperienza, che ha a che fare con l'uso e l'abuso del cellulare e che troverete nella rubrica Essere Consulenti  dell'ultimo numero della nostra Rivista, col titolo: IL TERZO INCOMODO.